
Inferno canto XXVI
Il limite è un confine invalicabile oppure una soglia da attraversare? È un punto di arrivo o un punto di partenza? Dipende da quale parte lo osserviamo, ma comunque il concetto di limite ci pone sempre davanti a interrogativi e scelte fondamentali, che riguardano la concezione del mondo, della società e della vita in generale.
Nel XXVI canto dell’Inferno, attraverso l’indimenticabile ritratto di Ulisse, Dante tocca il cuore della faccenda: il rapporto tra la conoscenza e l’etica. Siamo nell’ottava delle dieci Malebolge, e in mezzo agli spunzoni di roccia vagano come lucciole decine e decine di lingue di fuoco che nascondono le anime dei dannati. Il loro peccato è la frode, l’inganno: hanno utilizzato le facoltà intellettuali delle quali sono naturalmente dotati per fregare gli altri.
Appena Dante vede brillare le fiammelle sotto di lui, avverte una fitta di dolore, perché si sente personalmente coinvolto: in fondo si è messo a scrivere la Comedia proprio perché si è reso conto della necessità, personale e collettiva, di mantenere un equilibrio tra l’”ingegno” e la “virtù”, tra la capacità umana di superare i limiti e la capacità umana di avere e di condividere dei valori morali.
Ulisse racconta la sua storia dopo la vittoria della guerra di Troia, una storia che non ha nulla a che vedere con la tradizione omerica, ma che ha molto a che vedere col desiderio di conoscere e di spingersi oltre i limiti. Invece di tornare a Itaca, Ulisse salpa verso ovest, attraversa il mar Tirreno, il canale di Sardegna, il mare delle Baleari, il mare d’Alboran, fino a raggiungere quello che era il confine invalicabile del mondo conosciuto: le colonne d’Ercole nello stretto di Gibilterra. I suoi compagni tentennano, vorrebbero tornare indietro, verso casa, verso la serenità delle abitudini, verso le certezze che conoscono. Ma lui, Ulisse, li incita a proseguire con il celeberrimo epifonema:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
Quello che distingue gli esseri umani dagli animali è precisamente la capacità morale e intellettuale, la “virtute” e la “canoscenza”.
“Se possiamo conoscere sempre di più e meglio, perché porre dei limiti all’innovazione?” si domanda Ulisse. “Già, ma quali limiti etici è necessario imporsi?” si domanda Dante.
Si tratta di domande antiche e attualissime, esplorate nella Com3dia dal video di Wired sulla bioetica, che mette in luce le opportunità e i rischi delle nuove tecnologie di editing del genoma umano, stimolandoci a riflettere su chi vogliamo diventare come individui, come società e come specie.
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